Gentili autori, fino ad oggi abbiamo stimolato la scrittura; da oggi vorremmo stimolare anche la lettura. Spesso ci è venuto il sospetto che chi ama scrivere non abbia lo stesso amore per lettura. Quindi “leggi tu che leggo io”. Con questo slogan inseriremo le recensioni letterarie del nostro amico di Redazione "Metanoia". Naturalmente saranno bene graditi suggerimenti da parte dei lettori. Le recensioni più interessanti migreranno anche sulla nostra pagina Facebook. Buona lettura La Redazione
Leggi tu che leggo io
Sab, 04/22/2017 - 12:00
#1
Leggi tu che leggo io
L’inganno dell’ippocastano è l’avvincente romanzo di Mariano Sabatini che si fa apprezzare fin dal titolo: originale, colto e metaforico. Narra l’indagine condotta dal giornalista Leo Malinverno per scoprire i colpevoli dell’efferato (per usare un sintagma vieto che avrebbe irritato il protagonista) omicidio del povero- si fa per dire – palazzinaro romano aspirante sindaco. In un intrigo di connivenze proprio di una certa Roma, l’inchiesta procederà senza risparmio fino al colpo di scena finale. Il mio personale plauso all’occhio dello scrittore che ha dipinto la città e i suoi luoghi in maniera discreta ma viva rendendone precipuamente l’atmosfera. Un solo consiglio al lettore prima di lasciarlo godersi la storia: si armi di carta e penna per appuntarsi i nomi dei personaggi: sono davvero tanti.
L'avvocato Malinconico si trova, suo malgrado, chiamato in causa a giudicare un caso di giustizia privata in una diretta commentata da una giornalista strampalata. Tutto il caso si interseca con le vicende private di Malinconico e della sua famiglia allargata. Non posso dire altro, aggiungo solo che ho riso tutto il tempo.
Per chi ha letto la eccezionale trilogia della Pianura di Kent Haruf questo libro è solo una ulteriore conferma della sua facilità alla narrazione, della descrizione di luoghi verso i quale si vorrebbe partire dopo poche pagine.Questo ultimo libro, però, è più malinconico, c'è l'urgenza a finire perche la morte batte alle porte. Una dolcezza infinita, unita all'amarezza di un mondo che ancora giudica troppo e troppo interviene nelle vite degli altri. Voto:8
Roma è città aperta, dai tempi della Monarchia, della Res Publica, poi da quelli dell’Impero. Molti sono stati i forestieri che hanno abbracciato, amato e cantato l’Urbe Aeterna e la Romanità. E siccome nemo propheta in patria, a parte Totti, spesso gli stranieri, i barbari, hanno saputo cantarla al meglio. Ne è un esempio “Casilina Ultima Fermata” del ferrarese naturalizzato Enrico Astolfi che ci racconta un Pigneto vero fatto di luoghi e anime credibili. Ecco, tutto questo premesso per dirvi che “Assassinio sulla Palmiro Togliatti”, nelle intenzioni e aspettative promettente pulp de noantri, nato dalla penna vivace di Marco Ciriello, a fine lettura lascia un senso di finto come la serie HBO di Spartacus e tanti film made in Usa che parlano di Roma. Ogni parola, ogni immagine è un richiamo alla città e ai suoi abitanti. Eppure la grande assente di questo libro è proprio Roma che mai esce vera dalle sue pagine. I dialoghi stridono nella mente del lettore capitolino più delle frasi pronunciate da Adriano Celentano ne “Er più”, penoso megalomane omaggio alla città di sua moglie. Occasione mancata dunque per un genere che ancora oggi a distanza di anni vede “Diario Pulp” di Strumm come irraggiunta opera di culto.
Che barba, che noia...E' il primo Desiati che leggo. Avevo sentito tessere lodi sperticate e non volevo perdermi un autore italiano originale e intenso. Invece ho letto una storia che seppur scritta con sensibilità e senza morbosi pruriti (visto l'argomento portante, la pornografia) mi ha annoiato prima e irritato poi. Col senno di poi avrei dovuto abbandonare la lettura quando Fabiana abbandona Martino. Lei ci ha visto lungo. Invece mi sono illuso che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di interessante. Il protagonista discende la china ma lo fa senza precipitare, scivolando piano come su un toboga poco lubrificato. Insomma si arriva alla fine intristiti, infastiditi e tediati. Giudizio? Due palle, cos'altro?
Il desiderio di fuggire, scomparire, uscire da questo mondo era diventato insopportabile. Dovevo fare qualcosa. L'occhio mi cadde sulla carta geografica e lessi: Ushuaia. Sembrava proprio il posto per me, alla fine del mondo. Bruce Chatwin racconta un percorso attraverso il nulla. Un nulla popolato di infinita umanità, nostalgia di una civiltà abbandonata forse contro voglia, dalla preistoria ancora viva ad un mondo attuale apparentemente morto. La voglia di fuggire vacilla? Forse è solo voglia di fuggire da qualcosa che è dentro di noi. E che quindi sarà sempre con noi, dovunque il vento della vita ci spingerà.
Pepe Carvalho segue una serie di delitti. Niente di nuovo. Ma il solito Manolo ti rapisce con le sue battute acide, spiritose, sembra che ti guardi di sottecchi (che espressione vecchia!) dicendo tra sè ... dai che non hai capito niente! I delitti si susseguono e si intrecciano con le sue assurde ricette e con il fantastico panino farcito. Se non l'hai letto lo devi leggere, se l'hai letto sei già andato certamente a cercare gli altri racconti di Montalban.
Se conoscete Camilleri solo per Montalbano, questo è un invito per assaporarne un gusto nuovo.
È un triller spietato, veloce come un battito di ciglia.
Cambia la scrittura, cambiano le ambientazioni, ma rimane pur sempre lo stesso acuto e raffinato maestro.